lunedì 30 giugno 2014

Origine (e pronuncia) del nome di marca Moleskine

Un nome di marca assai noto con qualche incertezza di pronuncia è Moleskine. Io l'ho sentito pronunciare con o senza "e" finale e anche con accenti diversi. C'è chi lo metteva sulla "o" e chi lo metteva sulla "i" (curioso a questo punto che nessuno lo metta sulla "e", non trovate?). Rinvio allora a questa pagina ufficiale dell'azienda dove in sostanza si stabilisce chiaramente che non esiste una pronuncia ufficiale e valida per tutti. Passiamo ora al nome. Da dove arriva? Da Bruce Chatwin. La pagina italiana di Wikipedia recita "Il nome "Moleskine" compare nell’opera Le vie dei canti (1986), in cui Chatwin racconta la storia del suo fornitore di taccuini, un cartolaio in Rue de l'Ancienne Comédie a Parigi, dal quale nel 1986 venne a sapere che l'ultimo produttore, una piccola azienda di Tours a conduzione familiare, aveva interrotto la produzione, in seguito alla morte del proprietario." Proprio in questo passo compare il nome Moleskine. Non è la prima volta che le vie della letteratura e quelle del naming si intersecano...

lunedì 23 giugno 2014

"Il" Marta di Taranto

Non è la prima volta che scrivo di naming museale. E torno sempre a scriverci più o meno per lo stesso motivo: la centralità dell'acronimo, una tendenza che appare dilagante. Naturalmente la lezione, la coda lunga, è di origine americana. Eppure non pensate anche voi che è così bello un nome come "Uffizi"? La città di Taranto, al centro di un piano di comunicazione ben strutturato sul fronte del rilancio turistico, ospita il Museo Nazionale Archeologico di Taranto, ribattezzatto appunto Marta a fronte di un nuovo allestimento. Questi rebranding museali hanno senso, a maggior ragione a fronte di nuovi direttive di investimento e sviluppo, rispondono inoltre a esigenze di sintesi, di immagine. Poi accade che gli acronimi provino la via di una personalizzazione, come quella che il nome di persona "Marta" prova a donare. Nella comunicazione pubblicitaria però si legge "il Marta", e torna in mente "il tigre nel motore" della vecchia Esso... Nonostante tutte queste considerazioni, penso e ribadisco che si potrebbe anche provare a trovare anche una nuova via del naming museale, diversa dall'acronimo, con un pizzico di coraggio (neanche molto).

lunedì 16 giugno 2014

Il genere dei nomi degli uragani e la conseguente percezione del rischio

Già da tempo assistiamo a operazioni di naming in ambito meteorologico. Questo nominare semplifica il lavoro di tutti, la memoria, il richiamo dell'evento, "personifica" il fenomeno, forse persino crea allerta quando è proprio l'allerta che si vuole creare. Ho letto recentemente che il genere attribuito con il nome a un dato fenomeno è stato messo in correlazione con il numero di morti. In sostanza, come si legge anche in questo articolo del sito CNN, gli uragani nominati con nomi femminili causerebbero più morti di quelli nominati con nomi maschili. Lo studio infatti mette in relazione il genere del nome con la percezione del rischio e sembra sollevare una sorta di problema "sessista" all'interno del naming dedicato ai fenomeni atmosferici: chissà se è vero che con un uragano nominato al femminile ci si spaventa meno e ci si prepara meno.

lunedì 9 giugno 2014

Origine del nome di marca Chupa Chups

Tra i vari artisti prestati al marketing, come saprete, c'è Salvador Dalì. Suo infatti è il primo logo di Chupa Chups, diventato il leccalecca per antonomasia, anche grazie alla sua semplice forma sferica. Lo disegnò rapidamente nel 1969. Questa almeno la leggenda che si è tramandata. "És rodó i dura molt, Chupa Chups" era lo slogan che accompagnava una vecchia campagna pubblicitaria. Ed è certo che la forma del leccalecca spagnolo sia forse quella perfetta per la bocca, per l'incastro tra palato e lingua. Ma il nome Chupa Chups da dove deriva? Molto semplice. In spagnolo, succhiare si dice "chupar". Chupa Chups è inoltre, come sentite, un nome assonante, ripetitivo. Ripete due parole pressoché identiche di cinque lettere ciascuna che differiscono solo per la lettera finale. La semplicità sembra pagare sempre, sia nei loghi sia nei nomi (sia nel "design").

martedì 3 giugno 2014

Hoxell, un nome per affermare un nuovo concetto di ospitalità alberghiera

Suona davvero vicino a "hotel" ma è "hoxell", il nome dato da Nomen Italia, agenzia specializzata e storica del brand naming italiano, a un'innovativa piattaforma online di interazione tra i due principali attori della “Guest Experience” alberghiera: Ospite e Staff. Si tratta, come si legge nel sito di Nomen Italia, di un nome che nasce "dall’incontro di tre termini inglesi che sono i tre concetti chiave della nuova offerta. Host, colui che ospita; Hotel, il luogo in cui si offre la nuova idea di ospitalità; Excellence, la modalità e il posizionamento del progetto, esplicitato nel payoff “excellence in hospitality”. Lo trovo un nome riuscito e giustificato molto bene. Ha inoltre quel tocco di tecnicità nell'eccellenza che la lettera "x" centrale sa donare. Un nome efficace, che posiziona e persino facile da ricordare.