sabato 27 giugno 2015

Ancora su naming e pronuncia: il caso di Huawei

Lo noto anche dalle statistiche di accesso a questo blog: spesso è la pronuncia che muove verso un nome e incuriosisce. Se un nome non è "spiegato" nella sua pronuncia da uno spot diffuso massicciamente, se non si è così bravi a imporre a livello mondiale la pronuncia alla tedesca come AEG, se come spesso accade un nome nasce nel digitale e lì galleggia senza che sia data una pronucia "esatta" all'utente, è normale che sorga qualche dubbio sulla pronuncia. Come si pronuncia Saucony, ad esempio? Come si pronucia Vimeo? E come si pronuncia quel nuovo marchio affacciatosi nel mercato degli smartphone? Quale? Huawei. Alla fine del post rimando a un video dedicato proprio a questi dubbi. Resta una domanda di fondo alla quale non so dare risposta univoca: è sempre meglio un nome che nasce con una pronuncia indubitabile, built-in, come poteva essere ad esempio Bic, oppure questi nomi che nascono con pronunce misteriose alla fine "fanno gioco" e creano una sorta di alone di interesse attorno al brand?

sabato 20 giugno 2015

Origine del nome Volotea

Mi hanno sempre incuriosito le livree delle compagnie aeree e anche osservare come mutano nel tempo. Mi incuriosiscono meno i loro nomi. Nominare una compagnia aerea non è facile, così come non è facile nominare moltissime altre aziende o prodotti. Girano tuttora moltissimi nomi assai descrittivi e poco fantasiosi (nominare ficcandoci dentro un "air", "fly" o "airways" è all'ordine del giorno). Esistono poi i casi di renaming, come quello di cui abbiamo sentito di recente riguardante Germanwings, la quale prenderà il nome Eurowings. Volotea mi è famigliare, un po' perché ha il suo hub a Venezia, al Marco Polo, e quindi insiste molto anche con la pubblicità e le affissioni in zona e un po' perché quei quadratini rossi mi ricordano le tovaglie che si usano in cucina (strano ritrovarli in un'identità visiva di una compagnia area). Ma veniamo al naming di Volotea, perché è di questo che mi interessava capire le motivazioni. Nel panorama generale è interessante, abbastanza distintivo, anche perché al posto di "air" o "airways" ricorre al "volo-". Sembra arrivare da "revolotear" che Real Academia Española definisce "1. tr. Arrojar algo a lo alto con ímpetu, de suerte que parece que da vueltas. 2. intr. Volar haciendo tornos o giros en poco espacio. 3. intr. Dicho de una cosa: Venir por el aire dando vueltas": eccolo spiegato un classico esempio di naming per sottrazione di lettere da una parola-verbo che rinvia all'immaginario di riferimento del volo e dell'aviazione.

sabato 13 giugno 2015

Origine del nome Trivago (e qualche considerazione)

Tre sillabe, fantasia, nessun significato già dato (eppure sa un po' di "travel", di "viaggio", di "andare", di "go" appunto, e rimescola tutto) per un nome che sentiamo spesso, anche in televisione, dato che si tratta di uno dei principali motori di ricerca per hotel di tutto il mondo. Ma come nasce questo nome che esalta la propria scansione trisillabica persino negli spot? Il brano seguente in inglese è tratto dall'intervista che si legge in versione completa qui:

Fik: Where does the name ‘trivago’ come from?
Rolf Schrömgens: The name of our brand was intended to have a connotation of travel, but should not be totally focused on it, because we weren’t sure if our business would just be for travel or if it would expand to other areas. We came up with the name putting different syllables related to travel on a board and trying out what worked, and seeing if we could still actually find a domain for it. At the time we didn’t have that much money, so we could only afford domains that were free. I was a fan of ‘travigo’, but that domain was already taken, so it would cost like 100€, and we didn’t want to spend the money at the time. Today, I think travigo is actually a domain of trivago, we now own it too. But at the time we said “Ok, let’s call it trivago”.


Aggiungo infine che per i nomi che nascono "per il web" sembra profilarsi un nuovo importante requisito: la facilità di memorizzazione e digitazione. Abbiamo già trattato il caso Kijiji qui.

sabato 6 giugno 2015

Sky vince su Skype: quando due o più nomi si assomigliano? Appunti sul "rischio di confusione"

Il mondo è pieno di nomi che si assomigliano dal punto di vista morfologico e fonetico. A volte queste somiglianze sopravvivono, altre volte si va in rotta di collisione e subentrano problematiche, veri e propri grattacapi di natura legale con possibili ricadute economiche e di reputazione. Ad esempio è di pochi giorni fa la notizia che la Corte di Giustizia Europea non consente la registrazione in Europa dell'arcinoto marchio di servizio voip Skype, troppo vicino per suono e significato a Sky, l'altrettanto (altrettanto?) nota emittente satellitare. La vertenza affondava le radici nel passato e solo ora la situazione sta evolvendo. I contenuti della sentenza, da quel che si è letto, sono interessanti perché si soffermano anche sulla durata della pronuncia della "y", nonché sull'aspetto del logo di Skype, il quale va a rafforzare il senso generale di qualcosa che rimanda alle nuvole e al cielo (si vedano anche gli stessi colori bianco e azzurro). Il comunicato della sentenza riapre la porta di certi pensieri: fino a quando si potrebbe parlare di "accanimento" in questo genere di sentenze e procedure? Il più volte tirato in ballo "rischio di confusione" in ambito naming come può essere definito in modo sicuro? I dizionari definiscono rischio come "eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili". Se questa definizione è centrata, dove sta il discrimine tra quel "più o meno prevedibili"? Fino a dove nelle questioni del naming si può lasciar decidere alla pragmatica (intesa dal punto di vista della linguistica), a eventuali indici di notorietà (concetto aleatorio e provvisorio), persino al buon senso? Quando e dove lo scettro delle decisioni definitive e definitorie passa ai professionisti del diritto e alla loro ultima parola?