lunedì 30 gennaio 2017

Titoli come naming dei film (e loro traduzioni): da "L'économie du couple" a "Dopo l'amore"

Un film è un prodotto di cui il titolo rappresenta il naming. Fino a qui credo che siamo tutti d'accordo. Al di là del problema dei doppiaggi, per i quali mi pare si stia sviluppando una sensibilità sempre più acuta, c'è anche un problema di traduzione dei titoli di film stranieri. A volte non si traducono nemmeno, a volte si cerca o viene naturale la traduzione aderente, altre volte si cambia completamente spettro semantico e si vira verso qualcosa di diverso. Sono problematiche note anche nel mondo dell'editoria libraria e, sotto altre forme, già la storia della lingua italiana durante il ventennio fascista era ricca di molteplici aspetti curiosi e significativi che riguardavano le traduzioni dei segni linguistici "importati".

Riflettevo sulla traduzione del titolo del film del regista belga Joachim Lafosse. Mi pare che il passaggio da L'économie du couple originale a Dopo l'amore corrisponda con una scelta interpretativa e di naming abbastanza forte. Il titolo originale è più descrittivo, aderente, tanto che credo di poter fare a meno di spendere qualche riga sulla trama del film. Avrete già capito di cosa si parla, anche se non avete visto il film. Il titolo originale spiega e introduce al tema del film. Il titolo italiano pone l'accento su un amore che c'è stato e su cosa avviene dopo che questo viene meno, sulla fine, sul cosa resta. E soprattutto ficca dentro la parola "amore". Insomma, "il Kramer contro Kramer dei nostri giorni" mi pare abbia trovato in italiano una traduzione quantomeno discutibile. Ma la domanda da farsi è anche questa: avrebbe funzionato un titolo come L'economia della coppia in Italia? Non lo so, ma sarebbe stato interessante provarlo.

lunedì 23 gennaio 2017

Bucaneve e... Bucalove

I noti biscotti Bucaneve di Doria sono proposti ora anche a forma di cuore in imballi cartacei e non soltanto nel tradizionale tubo. Il cambio di forma e anche di packaging è stato accompagnato anche da una sorta di renaming, forse più grafico che effettivo, anche se a tutti gli effetti si tratta di qualcosa veicolato e sottolineato nel packaging. I Bucaneve sono così diventati... Bucalove. A ben vedere sono soltanto due le lettere slittate e modificate ("lo" per "ne"). Non so quanto duratura sia questa parziale azione di ridenominazione, se si stratti di qualcosa di estemporaneo solo per marcare la nuova forma a cuore e se in futuro tornerà il brand storico principale. Al di là di tutte queste riflessioni circostanziali, ancora una volta ricadenti nel solco del food design (vi è infatti una sempre più stretta correlazione tra forma del prodotto e il suo nome, nel settore alimentare) riflettevo che le parole "buca" e "love", prese separatamente, creano un curioso cortocircuito: non è infatti sembre bella la situazione in cui, in amore, qualcuno "dà buca".

domenica 15 gennaio 2017

Da Yahoo! a Altaba

Avrete letto la notizia che vede Yahoo! cambiare nome, con un cambio considerevole di mission e board societario, nell'ambito dell'operazione in corso con Verizon. Yahoo! prenderà il nome Altaba, dovrebbe cedere a Verizon i principali servizi internet e trasformarsi in società di investimenti. Quel che colpisce nel nome Altaba è la vicinanza con Alibaba (la lettera "t" sostituisce "ib" e per il resto i nomi coincidono). Come noto, il colosso asiatico Alibaba con Yahoo! c'entra. Questa notizia ha anche un altro risvolto, perché verrebbe così meno uno dei gloriosi naming della prima generazione di Internet. Non mi risulta che a oggi siano trapelate altre informazioni relativamente alla scelta di questo nome e alle sue motivazioni.

martedì 3 gennaio 2017

Orva!, il nome della piadina

Evidentemente non solo la patatina tira ma anche la piadina, se da qualche tempo assistiamo in televisione a campagne pubblicitarie dedicate a un prodotto come la piadina romagnola. Penso al caso di Orva s.r.l., azienda di Bagnacavallo (Ravenna), che propone una serie di prodotti alimentari per la grande distribuzione tra cui appunto la piadina, la quale - se ricordo bene - era priva di un'identità e storia pubblicitaria. Ma si sa che i consumi cambiano e sono mutevoli, tanto più quelli alimentari. Negli spot dell'azienda si assiste al tentativo di trasformare il nome aziendale e brand in un'esclamazione della lingua (più che di lingua italiana si fa riferimento ovviamente al romagnolo, giocando in chiave regionale anche con l'accento). Il nome dell'azienda, in ambito comunicativo, prevede addirittura la presenza di un punto esclamativo. Insomma, questo di Orva s.r.l./Orva! mi sembra un interessante esempio di come un nome d'azienda possa essere giocato in comunicazione. Anche se la comunicazione pubblicitaria non presenta particolari segni di rottura con la tradizione, è quantomeno significativo il modo in cui un nome dato è trattato. La conclusione che si può ricavare è anche questa: spesso un nome esiste già, te lo trovi pronto e allora tanto vale giocarlo apertamente in comunicazione quando arriva il momento.