sabato 25 febbraio 2017

I nomi di Alfa Romeo

Il 2017 sarà un anno importante per la casa automobilistica Alfa Romeo, l'anno di lancio di un proprio SUV denominato Stelvio. Lo slogan è in realtà "Quando finisce il SUV, comincia Stelvio", come a ribadire la volontà di molte case costruttrici a giocare a spostare il confine delle etichette che continuamente si cercano per catalogare le auto che escono (lo slogan sembra quasi suggerire che l'era del SUV è finita e incomincia qualcosa di simile ma diverso, di cui Stelvio è capofila). Dando un'occhiata simultanea al parco nomi di Alfa Romeo emerge chiaramente un gusto per il richiamo della heritage di marca. I modelli attualmente presenti nel sito sono Giulia, Giulietta, 4C, 4C Spider, Mito e appunto Stelvio. Se Giulia e Giulietta richiamano la storia del "Biscione" (così si trova denominata la casa di Arese), Mito mi pare, di tutti quanti i nomi, il più innovativo. Si tratta di un nome che naturalmente, oltre alla parola di dizionario carica di significato e alone, rinvia anche alle sigle delle province dell'asse Mi-lano e To-rino. Per quanto riguarda Stelvio, è chiaro che si tratta di un naming di ispirazione geografica, dal Passo dello Stelvio. I nomi d'auto di ispirazione geografica hanno una lunga tradizione, in Italia e non solo. C'è chi li ama e chi li sconsiglia. Stelvio è un nome che offre una connotazione montana all'auto, che vuole richiamare il piacere di guida che si può trovare tra i tornanti. La parola "Stelvio" è in sé interessante, da un lato c'è la sillaba "stel-" che richiama anche l'acciaio, dall'atro "-vio" che richiama concetti come "via", "velocità". Resta però che per chi sa cos'è lo Stelvio, la percezione geografica sarà sempre preponderante.

giovedì 16 febbraio 2017

I nomi di Ikea e il suo impatto linguistico

Se c'è un'azienda in grado di tenere un'attenzione pressoché costante verso i propri nomi questa è Ikea. Periodicamente escono infatti sulla stampa e nei blog analisi sulle attività e intenzioni del colosso svedese nell'ambito del naming. Ho pertanto deciso di mettere insieme una piccola rassegna. Quella che segue è una breve selezione, perlopiù da siti esteri. Recentemente anche i media italiani comunque si sono esercitati su IKEA (ad esempio il "Corriere della Sera" qui). 

Dal mio punto di vista IKEA è linguisticamente curiosa per almeno due motivi: se da un lato i suoi nomi fanno discutere e si stanno rivelando un buon vettore per il brand a livello globale, dall'altro le istruzioni di montaggio di molti suoi prodotti hanno quasi del tutto eliminato l'aspetto linguistico. Questo dato è rilevante, perché non era facile spiegare con soli disegni e pittogrammi il procedimento per montare una sedia o mobili più complessi. Mi pare ci siano riusciti egregiamente, con evidenti vantaggi di risparmio sulla carta e sulle traduzioni. Inoltre si evitano certi imbarazzanti tecnicismi che si trovano ad esempio nei fogli delle istruzioni di montaggio di certi mobilifici italiani, dove a volte compaiono termini che nemmeno il negoziante di ferramenta forse conoscerebbe...

- da "CNN Money
- da "Business Insider"
- da "Huffington Post"
- da "Daily Mail"
- da "Today"
- da "QZ"
- da "Flavorwire"

giovedì 9 febbraio 2017

Una scarpa Scarpa

L'altro giorno, ad una fiera, osservavo una scarpa come questa raffigurata a lato: una scarpa Scarpa. Scarpa, per chi non lo sapesse, è un'azienda trevigiana conosciuta in tutto il mondo per la produzione di calzature da montagna, alta quota, escursionismo, scarponi da sci alpinismo, telemark, freeride e arrampicata. Come tutte le aziende di questo settore sportivo sogna anche di fare il passo nel cosiddetto mondo del lifestyle, primo perché è un allungamento di gamma possibile e coerente, secondo perché i numeri del lifestyle sono ben più grandi di quelli di chi pratica telemark o arrampicata. Il passaggio non è proibito o impensabile, basti ricordare casi ormai consolidati come Nike, Adidas e in tempi più recenti Salomon o Salewa, ovvero aziende che producono calzature e altri prodotti, nate specialiste di qualcosa in vari ambiti sportivi e volenterose di passare a presidiare anche il segmento del tempo libero. Anche Scarpa non fa eccezione e qualche anno fa il successo nel mondo lifestyle, inteso come tempo libero, è arrivato con una calzatura denominata Mojito, una scarpa dal look comunque montanaro ma adattato al tempo del cocktail (il naming sembra suggerire proprio questo). Resta il fatto che Scarpa ha superato ormai una certa soglia di notorietà planetaria e arriviamo a vedere certe sue "normali" scarpe con il marchio Scarpa soltanto. Ho pensato a che effetto farebbe un paio di scarpe marchiato "Shoe" ma poi mi sono detto che questi ragionamenti non funzionano per parallelismi. Ho pensato che la cosa - in italiano - può funzionare grazie al fatto che si tratta di un nome al singolare (avrebbe funzionato altrettanto bene al plurale?) e grazie al grande contenuto di ricerca che è riconosciuto all'azienda nei settori più tecnici sopra elencati, che secondo un processo osmotico trasmettono una certa carica ai prodotti lifestyle. Ho anche pensato che un nome è una parola da gestire e si può benissimo gestire un nome come Scarpa se si producono scarpe, anche se le regole del naming dicono che non puoi chiamare Penna una penna. Se ci si astrae per qualche secondo, da un punto di vista marketing, può sembrare buffo osservare una scarpa con scritto Scarpa, ma sarebbe utile piuttosto compiere un'analisi sul percepito del nome Scarpa all'estero, dove l'azienda ha una grande reputazione per indiscussi contenuti di innovazione e qualità. Insomma, è una situazione curiosa questa del naming di Scarpa. 

PS. Ah, Scarpa era nato come acronimo: Società Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana Anonima. Ogni tanto mi immagino la faccia (soddisfatta?) di chi si inventò questo acronimo così calato nel prodotto.