venerdì 30 ottobre 2020

"Nomi & Naming. Scegliere il nome giusto per ogni cosa". Il libro di Linda Liguori per Zanichelli

Segnalo l'uscita di un nuovo libro sul naming. L'autrice è Linda Liguori, che per me è stata la prima porta sull'argomento, sin da quando mi ricevette all'agenzia Nomen di Milano nel 2001, in avvio di tesi. Il volume si intitola Nomi & Naming. Scegliere il nome giusto per ogni cosa ed esce in questi giorni per Zanichelli nella collana "Chiavi di scrittura", dove potete trovare i libri di Luisa Carrada, Vera Gheno, Andrea Tarabbia e Annamaria Anelli (uno sguardo d'insieme sulla collana è possibile anche qui). Nella nota che accompagna l'uscita leggiamo, fra altro: "Come funziona il processo creativo che ci porta all’ideazione? Esistono buone pratiche che ci possono guidare verso la scelta finale. Nel manuale Nomi & Naming di Linda Liguori puoi scoprirle tutte, per destreggiarti tra mappe mentali, metafore, sigle e giochi di parole. Se brief, mappe mentali, name storming e name test ti sembrano termini sconosciuti, in questo libro capirai quanto sono utili per trovare il nome adatto ai tuoi progetti. Saprai scegliere così tra Dermasoft, Smoo o Ninja per lanciare sul mercato un nuovo sapone per il viso. E non avrai dubbi tra Wework, Colavoro o Coffice per lo spazio di coworking appena inaugurato." Ricordo il sito internet di Linda Liguori, a questo link. A tutti gli effetti si può parlare di Linda Liguori come una delle risorse più importanti sul naming presenti oggi in Italia.

venerdì 17 luglio 2020

Stellantis è il nome del nuovo gruppo nato dalla fusione di Fca e Psa

Il nome di un gruppo automobilistico non è un brand automobilistico, questo è ovvio. Due gruppi automobilistici denominati con sigle si sono fusi e - fatto strano, per una volta - non hanno dato vita all'ennesimo acronimo bensì a una parola-nome nuova e curiosa nel panorama. Parliamo di Stellantis, il nome dato al gruppo che nascerà dalla fusione di Fca e Psa. Come si legge in questo articolo, il nuovo gruppo prenderà il nome Stellantis, dal verbo latino che significa cospargere di stelle, far diventare brillante e essere da stelle ricoperto. Sempre nello stesso articolo si legge che la scelta del nome "segna un passo importante verso il completamento della fusione paritetica (50/50), come definita nel Combination Agreement del 18 dicembre 2019". Leggiamo inoltre che "i nomi e i loghi preesistenti dei singoli marchi costitutivi del Gruppo rimarranno invariati. Il prossimo passo nel processo sarà la presentazione di un logo che, con il nome, definirà l'identità del nuovo Gruppo." Altro articolo per approfondire è questo. Naming ambizioso, abbastanza lungo, con quel finale in -is che forse piace anche al mondo della finanza.

giovedì 11 giugno 2020

La nuova auto 100% elettrica di Citroën è in arrivo e il nome Ami è una vecchia conoscenza in casa Citroën

È curioso - forse sintomatico - che nel nominare progetti innovativi le grandi case automobilistiche attingano talvolta al proprio portafoglio di nomi del passato e alla propria storia. Da un lato possiamo vederci la garanzia dell'utilizzo di un nome consolidato, patrimonio dell'azienda, privo di problematiche legali, dall'altro forse anche la ritrosia ad affrontare nuovi percorsi di denominazione. Possiamo anche vederci un po' di scaramanzia o un augurio di successo. Ami era il nome di una serie di successo di Citroën, che diede vita a vari modelli e varie denominazioni (Ami 6, Ami 8 ecc.). Il nome ritorna ora per un modello ancora una volta di rottura, come spesso accade nella casa automobilistica francese, nota proprio per la sua dimestichezza nel rompere le regole e consuetudini, in fatto di design e non solo. Citroën Ami è pronta a fare la sua comparsa anche in Italia, in un mercato automobilistico che risente moltissimo dello shock causato dall'emergenza sanitaria. Le caratteristiche dell'auto, 100% elettrica, permetteranno agevolazioni a livello di omologazione. Per quanto riguarda il nome, è evidente il desiderio di fare leva su un concetto di amica, alleata, compagna nel traffico cittadino. Per questo si ricorre ancora alla parola francese "Ami". Un nome breve e facile da pronunciare, "piccolo" come l'auto in questione, alla quale si augurano porti molta fortuna. Infine, nelle intenzioni, ça va sans dire, amica dell'ambiente.

mercoledì 27 maggio 2020

I nomignoli e gli aggettivi di Trump. Ancora su naming e politica

Al tempo dell'elezione di Trump, già si era discusso delle curiose implicazioni di quel cognome che troneggia in molte torri d'America. Per chi lo desidera, a proposito della parola "trump", è sempre istruttivo un giro quiNelle pagine di questo blog, non sono mancate delle riflessioni raggruppate sotto la categoria "naming e politica". Viaggia sui solchi del branding e del naming applicato alla politica (ma in realtà è capace di toccare altri tasti) questo contributo di Maria Anna Mariani ospitato dal bel sito "Antinomie". Dall'osservatorio chicaghese l'autrice ci parla anche di titoli, nomi, marchi, nomignoli. L'articolo cita fra l'altro il saggio Brand(ish)ing the name, or, why is Trump so enjoyable? contenuto nel libro di William Mazzarella, Eric L. Santner, Aaron Schuster, Sovereignity, Inc. edito da University of Chicago Press nel 2020 e di cui qui è riportata la copertina. Un saggio con un titolo del genere potrebbe interessare chi frequenta queste pagine e per questo lo segnalo. Per chi non ha dimestichezza quotidiana con le vicende d'America, potrebbe risultare curiosa la galleria di nomignoli affibbiati da Trump ai propri principali avversari politici, ricordata da Maria Anna Mariani nel suo articolo: Goofy Elizabeth (Warren), Crazy Bernie (Sanders), Crooked Hillary (Clinton), Low-Energy Jeb (Bush), Sleepy Joe (Biden). La strategia politica di nominare con il fine di disprezzare non è nuova e ha radici antiche, tuttavia appare sistematica e - questa sì - forse nuova la volontà del presidente degli Stati Uniti di applicarla con un'abnegazione e uno zelo senza pari. È proprio l'età dello zelo questa, c'è poco da fare: in ogni direzione ci giriamo, uno zelo tossico inquina la vita. Piace allora ricordare la frase attribuita al politico e diplomatico francese Talleyrand: surtout pas trop de zèle.

mercoledì 15 aprile 2020

The 24 Trouser. Il naming dovrebbe sempre essere posizionamento

Incoraggiati e agevolati forse da questo periodo di quarantamento (fusione orribile che mi è venuta ora per dire di questo periodo di quarantena e isolamento), i venditori di questo peculiare pantalone hanno iniziato a spingere sul canale delle inserzioni sponsorizzate. In un periodo nel quale una certa dimensione domestica "comoda" del vestire non è del tutto possibile a causa dell'invasività delle videochiamate, si iniziano a vedere su Instagram con più frequenza le inserzioni di The 24 Trousers, un pantalone che posiziona con un nome semplice e efficace. Vero che nelle videochiamate ci si vede dalla cintura in su, ma il periodo è propizio per comunicare il concetto alla base di questa creazione sartoriale. In buona sostanza, signore e signori miei, ecco il pantalone buono per tutte le fasce orarie, anzi, buono per tutte le 24 ore, quindi forse anche come pigiama. Eccone alcune definizioni: "Everyday trousers designed to balance work/life through supreme comfort and style", "The most comfortable trousers you’ll own". Non serve la cintura, vestibilità slim ma mai skinny. Così come il lancio dello smartwatch Suunto 7 è avvenuto all'insegna del claim "Sports and life, combined", anche nel caso di The 24 Trouser assistiamo a un chiaro esempio di fusione di vita pubblica e privata e delle caratteristiche date dalle parole-chiave "comfortable", "versatile" e "smart". Chi vuole approfondire può andare qui, nel sito di L'estrange London.

mercoledì 12 febbraio 2020

Skinners: i calzini-calzatura leggeri, resistenti, lavabili e sicuri come nuova opzione per il barefoot

"Freedom of socks. Protection of shoes. The lightest barefoot option. The only lightweight option that will keep you truly protected." Queste alcune delle promesse di un innovativo prodotto sviluppato in Repubblica Ceca e distribuito in diversi paesi, come si evince dal sito. L'impiego di polimeri antiabrasione ha consentito la realizzazione di questi calzini leggeri, trasportabili, lavabili, proteggenti. Gli impieghi che si possono immaginare sono molteplici, dalla corsa (ovviamente nei casi in cui l'ammortizzazione non è un problema) alla camminata, dagli sport acquatici a certi lavori, dalla palestra alle coste (certi scomodi sandali da scoglio possono così diventare un brutto ricordo). Insomma, gli argomenti a favore di questo prodotto sono molteplici e tutti da monitorare, a maggior ragione se troveranno in certe categorie professionali, mediche o paramediche, dei prescrittori. Nel frattempo, per chi volesse dare un'occhiata al sito italiano, questo è il link.

E il naming? È evidente il rimando all'impronta barefoot, alla pelle, alla sensazione di nudità che questa calza-calzatura vuole ricreare e offrire. Skinners è quindi un nome che posiziona subito bene il prodotto e si fa capire su scala internazionale. Il principale scoglio, per l'affermazione commerciale di un prodotto del genere, appare il feticismo calzaturiero particolarmente vivo in un paese come l'Italia. Ma niente è eterno, anche nel mercato e in caso, per questo, ci sono gli influenzatori che risultano particolarmente efficaci di questi tempi a spostare la direzione dell'aria che tira.



venerdì 24 gennaio 2020

Triporous™, la nuova fibra di Sony realizzata con la lolla di riso

Non solo Walkman. L'azienda giapponese Sony ha presentato la propria ultima innovazione. Si chiama Triporous™ ed è un materiale di carbonio poroso realizzato con lolla di riso. Secondo quanto apprendiamo dai materiali informativi, grazie alla sua microstruttura brevettata con tre diverse dimensioni dei pori, Triporous™ offre potenziali applicazioni in un'ampia gamma di settori, dalla purificazione dell'acqua e dell'aria, al settore tessile. Il nome è evidentemente ispirato alla struttura e alla chimica del materiale. 
Denominare un nuovo materiale è una sfida interessante e cadiamo nell'alveo del naming B2B, quindi del naming di un prodotto che un'azienda venderà a un'altra azienda. Ci sono delle specificità per il naming B2B? Credo che quanto la teoria del naming ha prodotto per l'universo B2C valga anche per operazioni di naming B2B. Tuttavia è altrettanto vero che le dinamiche attraverso cui un prodotto si può imporre nel mercato B2B sono assai diverse di quelle del mercato B2C e per questo anche il naming può concedersi qualche licenza. Il caso di Triporous™ ci riporta dritti a Lycra, tipico esempio di materiale denominato in ottica B2B e poi divenuto popolare anche presso i consumatori finali. 
Informazioni a questo link e di seguito un paio di video.




martedì 14 gennaio 2020

Dare il nome a una app. Il caso di Strava

Abbiamo già parlato dei casi, sempre più frequenti in cui il serve il nome per denominare una app. Dato l'alto tasso di natalità di app, è normale che il naming sia spesso chiamato in causa e protagonista. Un buon nome per una app, come del resto un buon nome per qualsiasi tipo di prodotto o servizio, può fare la differenza in termini di percezione o fortuna. E come sempre il naming da solo non basta, ma è un tassello importante della costruzione dell'identità. 
Oggi cito il caso di Strava, app progettata da atleti per atleti. App mobile e relativo sito web di Strava mettono in contatto corridori e ciclisti attraverso gli sport che amano. Per avere un'idea più completa delle caratteristiche è sufficiente andare qui. L'origine è scandinava, come quella di brand affini, quali Suunto o Polar. Ma il nome? Come è possibile leggere estesamente qui, "Motivation, after all, is at the core of Strava. The name itself means to strive in Swedish. Strava representative Nichole Teixeira explained, “The company’s co-founder and President Michael Horvath is Swedish (born in the States but lived in Sweden as a child). When he and his co-founder Mark Gainey were looking for a name for the company, they picked out a Swedish word describing what they wanted the company to be about. The word Strava spoke to exactly what they wanted to create; a company that helps you strive and helps you achieve something you didn’t think was possible.”

mercoledì 20 novembre 2019

Rebelle, un nome per lo shop online di moda, di marca e di seconda mano

C'era da immaginarselo che il web potesse avere presto la sua piattaforma di riferimento per l'abbigliamento griffato e autenticato di seconda mano. E così, all'insegna di un colore molto vicino al celebre blue Tiffany, assistiamo anche agli spot tv di rebelle.com, che mira ad attestarsi come nome di riferimento per gli acquisti online di moda di marca e di seconda mano. Sell & buy secondhand designer fashion online, questa la promessa che si legge alla fine di uno spot giocato all'insegna della trasgressione, di un montaggio assai ritmato dove, come sempre quando si parla di ecommerce, gli imballi dal colore simil blue Tiffany di rebelle.com fanno la loro comparsa tra seni censurati, accenni a serpenti o bambole che bruciano. Lo spot è allineato con un naming che gioca con "rebell-ion", "re-belle", "ri-belle" (quantomeno per chi parla italiano). Il punto che si può evidenziare, osservando questo naming, è che come sempre spostando poco si possono ottenere nomi efficaci, che poi possono essere gestiti e declinati in ottica di branding. Insomma, sin da quando i Beatles hanno messo una "a" al posto di una "e" in Beetles, con piccoli accorgimenti si possono ottenere nomi efficaci e, appunto, gestibili. E pure brevi. Ma le cose, per la cronaca come stanno? Rebelle.com è stata fondata ad Amburgo nel 2013 da Cècile Wickmann, oggi trentacinquenne.  Rebelle sta per “Re” re-commerce e “belle” che sta per bella. Tuttavia, come abbiamo visto, la parola coniata da questa fusione allude anche ad altri significati.


martedì 22 ottobre 2019

Quando il nome del dominio internet aiuta l'operazione promozionale

Il supermercato dove spesso mi reco a fare la spesa ha un catalogo premi come quasi ogni supermercato. La catena è Alì, con l'accento sulla "i", e spesso nelle operazioni di marketing gioca proprio sul proprio accento. Il catalogo premi si trova anche nel sito alisupermercati.it, in una sezione dedicata, ma è stato registrato pure un dominio internet a parte, premiali.it, al quale sono dedicate apposite affissioni nel punto vendita. Il nome di dominio è chiaramente in grado di espletare sinteticamente una duplice funzione: da un lato la contrazione tra le parole "premi" e "alì" e dall'altro la creazione di una parola dal senso compiuto, nella fattispecie un imperativo. Se si digita premiali.it si viene indirizzati su alisupermercati.it, nell'apposita sezione dedicata al catalogo premi. Tutto questo serve per dire, anzi per ribadire, che un buon dominio internet scovato libero, breve, funzionale e sensato può aiutare in operazioni promozionali e di branding. 

sabato 21 settembre 2019

Italia viva: ancora sul naming dei partiti politici

(NESSUNA IMMAGINE, IN ATTESA DEL SIMBOLO)

Si è già scritto altre volte sul naming dei partiti politici. In un frangente storico in cui si parla serenamente di "offerta" politica, diventa tristemente evidente che un partito è un "prodotto" posizionato in un dato "mercato" verso il quale il "consumatore-elettore" può orientare la propria preferenza. Ho scritto tristemente e usato tutte queste virgolette perché non era questo quell'avvenire che gli occhi "avevano sognato", per citare Luigi Tenco e deve ancora ripugnare l'idea del voto come merce. Tuttavia da anni ci siamo abituati a questo modo di riferirsi alla scena politica e anche giornali blasonati non si fanno troppi problemi a pubblicare articoli che seguono queste linee di pensiero. Non ci formalizziamo più nemmeno noi, ma delle distinzioni di tanto in tanto non guastano. Dopo decenni di sigle in P-, il nome "Italia" ha iniziato a presenziare nel naming dei partiti politici (da Forza Italia a Italia dei Valori, per esempio). Prendiamo ora il nome del neonato partito di Matteo Renzi: due parole, un sostantivo e un aggettivo che all'occorrenza potrebbe essere interpretato come un'esclamazione, se solo vedessimo il nome in una torsione quale "Viva Italia", che ricordi così da vicino quel Forza Italia che faceva pensare agli stadi. La scelta di ricorrere alla parola "Italia" nel nome non mi sembra del tutto azzeccata: è evidente che un'offerta politica, se vogliamo usare i termini con i quali è iniziato questo post, deve andare oltre i confini di una nazione e il caso di un partito crescente come la Lega dimostra come premi semmai abbandonare determinati connotazioni territoriali. E l'aggettivo "viva" cosa aggiunge di rilevante? Quale progetto e programma sottende? A conti fatti, mi sembra un naming che non nasce sotto i migliori auspici. Mi si dirà che quello che conta è la scelta dell'aggettivo "viva", indicatore di vitalità, speranza, futuro eccetera, ma si tratta di un pleonasmo, perché da quel che so la politica la fanno i vivi per i vivi (a proposito, male non sarebbe se si i politici tutti affrontassero con meno ipocrisie e meno fifa le leggi che disciplinano la fine della vita). Curiosamente il nome è stato svelato prima del simbolo, ma il fatto è comprensibile perché questa entità doveva iniziare a essere nominata dai giornalisti e essere data in pasto ai media. Il primo passo del naming non sembra quindi aggiungere un ingrediente di novità. Ora restiamo in attesa del simbolo e, se le premesse di questo post sono valide, è curioso che si parli ancora di simbolo e non di logo.