mercoledì 27 maggio 2020

I nomignoli e gli aggettivi di Trump. Ancora su naming e politica

Al tempo dell'elezione di Trump, già si era discusso delle curiose implicazioni di quel cognome che troneggia in molte torri d'America. Per chi lo desidera, a proposito della parola "trump", è sempre istruttivo un giro quiNelle pagine di questo blog, non sono mancate delle riflessioni raggruppate sotto la categoria "naming e politica". Viaggia sui solchi del branding e del naming applicato alla politica (ma in realtà è capace di toccare altri tasti) questo contributo di Maria Anna Mariani ospitato dal bel sito "Antinomie". Dall'osservatorio chicaghese l'autrice ci parla anche di titoli, nomi, marchi, nomignoli. L'articolo cita fra l'altro il saggio Brand(ish)ing the name, or, why is Trump so enjoyable? contenuto nel libro di William Mazzarella, Eric L. Santner, Aaron Schuster, Sovereignity, Inc. edito da University of Chicago Press nel 2020 e di cui qui è riportata la copertina. Un saggio con un titolo del genere potrebbe interessare chi frequenta queste pagine e per questo lo segnalo. Per chi non ha dimestichezza quotidiana con le vicende d'America, potrebbe risultare curiosa la galleria di nomignoli affibbiati da Trump ai propri principali avversari politici, ricordata da Maria Anna Mariani nel suo articolo: Goofy Elizabeth (Warren), Crazy Bernie (Sanders), Crooked Hillary (Clinton), Low-Energy Jeb (Bush), Sleepy Joe (Biden). La strategia politica di nominare con il fine di disprezzare non è nuova e ha radici antiche, tuttavia appare sistematica e - questa sì - forse nuova la volontà del presidente degli Stati Uniti di applicarla con un'abnegazione e uno zelo senza pari. È proprio l'età dello zelo questa, c'è poco da fare: in ogni direzione ci giriamo, uno zelo tossico inquina la vita. Piace allora ricordare la frase attribuita al politico e diplomatico francese Talleyrand: surtout pas trop de zèle.