mercoledì 21 febbraio 2018

Origine del nome di marca Koh-I-Noor Hardtmuth

Gli appassionati di cancelleria, che suppongo essere in tanti a giudicare dall'offerta, conosceranno sicuramente la marca dallo strano nome di Koh-I-Noor. Koh-I-Noor Hardtmuth, per la precisione, è la ragione sociale di questa antica azienda ceca con sede in Boemia a České Budějovice, ancora oggi conosciuta per la produzione di matite, pastelli, portamine, penne, materiali per le belle arti e altri articoli di cancelleria. Wikipedia ci dice che oggi l'azienda produce in regime di terzismo anche dei prodotti di cancelleria in plastica ottenuti mediante stampaggio a iniezione, ma questo a noi interessa relativamente ed è un processo comune a tante aziende con un brand forte alle spalle, dal momento che la Grande Distribuzione Organizzata e la comparsa delle private labels ha modificato molti contesti commerciali. A noi qui interessa più la storia della marca così strettamente legata alla matita, cioè a quell'impasto di argilla e grafite pressato dentro un contenitore di legno, un oggetto per il disegno e la scrittura che si impose presto anche per la sua maggiore economicità rispetto ad altri strumenti in uso all'epoca. La storia dell'azienda è interessante, perché direttamente legata all'affermazione e diffusione delle matite, le quali fecero la loro comparsa alla fine del Diciottesimo secolo. L'azienda fu fondata a Vienna nel 1790 da Joseph Hardtmuth, che presta quindi il cognome alla denominazione aziendale. Ma da dove deriva il nome Koh-I-Noor? Chi si intende di diamanti, di Torre di Londra, di croci maltesi e di curiosità storiche saprà che così si chiama un diamante bianco indiano che a lungo è stato la porzione di carbonio puro cristallizzato più celebre del mondo (oggi si trova nel museo della Torre di Londra ed è al centro della croce maltese della corona di Elizabeth Bowes-Lyon).

lunedì 12 febbraio 2018

Ultimo è arrivato primo. Il nomen non nomen (con sentore biblico)

Chi è arrivato primo a Sanremo nella sezione delle nuove proposte? Ultimo. Fa sorridere, ma potrebbe essere andato circa così un dialogo qualsiasi all'indomani della premiazione di Niccolò Moriconi, 22 anni, nome d'arte Ultimo. Già in passato abbiamo affrontato la questione del nome d'arte nell'ambito della musica leggera (gli esempi sono davvero tanti e si arricchiscono anno dopo anno). È una questione rilevante il nome e lo abbiamo visto anche da questa edizione del festival. Nel caso di Ultimo vengono in mente "gli ultimi che saranno i primi" del Vangelo. Si dice spesso che un nome è anche un augurio. In questo caso il naming artistico è stato sprezzante del detto latino "nomen omen" ma la scelta audace ha portato fortuna a Niccolò Moriconi. Viene da pensare che al momento della scelta del nome d'arte possano aver ben pensato a una situazione del genere. Il tutto rafforza l'invito a osare qualche volta di più con il naming, non solo nell'ambito della musica.

sabato 3 febbraio 2018

MAOAM di Haribo è un altro interessante naming palindromo (e visivamente simmetrico)

In queste pagine si è già parlato di Haribo, di caramelle, di nomi palindromi. L'esempio delle caramelle MAOAM di Haribo presenta almeno tre punti di reale interesse. Si tratta di un naming palindromo, cioè si legge uguale sia da sinistra a destra che da destra a sinistra, presenta una curiosa simmetria rispetto all'asse verticale che passa a metà sulla lettera "O" e infine, a livello sonoro, crea un suono giocoso, che va dal verso del gatto all'onomatopea che usiamo per indicare qualcosa che mangiamo con gusto "-AM". Per quanto concerne il discorso sulla simmetrica del nome, va ricordato che questo aspetto visivo può anche perdersi se il lavoro grafico attorno al logo non lo esalta. In questo caso, il ricorso al lettering maiuscolo invece evidenzia questa particolarità del nome (un logo scritto in minuscolo avrebbe disperso quest'effetto di simmetria). Un nome di cinque lettere particolarmente riuscito questo di Haribo. A proposito di Haribo, qui trovate il post che riguarda l'origine di questo nome.