domenica 31 maggio 2015

Buitoni Papiro

Nel settore alimentare, in gergo merceologico food, la forma e quello che possiamo ormai considerare una sorta di food design sono sempre centrali. Pensiamo ai nomi di formati di pasta ma anche a quelli dei biscotti, dei quali ho già scritto a più riprese. Si tratta di una vera e propria tendenza che può essere sostenuta da un'ampia e variegata serie di esempi e non si smentisce nemmeno con il prodotto a lato di Buitoni, denominato Papiro a ricordare quella speciale carta forno in dotazione che serve a cuocerlo. Da un punto di vista di concetto è la carta a essere ricoperta di quelle erbe e spezie che andranno a insaporire il pollo in padella, durante la cottura. Per il naming insomma il dito è direttamente puntato proprio su questa speciale carta e sulla sua forma che ricorda quella di un papiro. Ne deriva un nome trisillabico innovativo capace anche di sostenere l'innovazione di un prodotto che non ho ancora assaggiato.

sabato 23 maggio 2015

Nuova Renault Kwid

I naming di auto sono sempre quelli che fanno più notizia. Sarà perché sono quelli per i quali si stanziano i budget più sostanziosi, sarà per la centralità dell'auto nelle nostre vite, sarà perché l'auto assomma tante parti, sarà perché certi naming di auto hanno fatto cilecca (e son dolori!), quel che però è certo è che un'auto nuova fa spesso notizia assieme al proprio nome. Curioso e interessante il nuovo nome per il SUV compatto di Renault, destinato per ora solo al mercato indiano. La creazione è di Nomen che ne parla nel proprio blog (per gli interessati anche ad altri aspetti di questo lancio si può cliccare su questo articolo). Si è ritenuto di optare per un nome "solido e dinamico". Sempre nel blog citato si legge inoltre che "Son sémantisme, quant à lui, renvoie aux notions qui ont présidé à l’élaboration du projet : l’innovation à travers le substantif «idée», l’évasion et la découverte transmises par l’adjectif anglais wide mais aussi la surprise et l’étonnement liés au terme latin quid." Aggiungiamo che anche a un livello visivo c'è una forza vicinanza con "kid" e una certa familiarità fonica con un altro storico brand della casa francese: Twingo e Kwid condividono infatti le lettere -wi- in seconda e terza posizione.

sabato 16 maggio 2015

Il rapporto tra naming e packaging in un paio di esempi

L'altra sera sono passati in rapida successione due spot, quello delle nuove Tic Tac e quello di un prodotto che si chiamava Anitra WC e ora si chiama internazionalmente Duck (per l'azienda che ha il brand in portafoglio, SC Johnson, diventa un nome unico da gestire). In questo secondo esempio ci sarebbe da riflettere su questa doppia traduzione, dall'inglese all'italiano e poi ritorno, con il classico nome monosillabico, situazione che è stata così frequente del mondo dei detergenti (Lip, Bolt, Dash, Prill, Smac, Vim). Ma non è tanto di questo che voglio scrivere e non è tanto questo che ho pensato osservando i due spot in rapida sequenza. Mi veniva in mente che c'è stata - e forse sarebbe da indagare se ha perso smalto -  tutta una lunga sequenza di naming che erano strettamente collegati al packaging. Nel caso di Tic Tac è evidente il rimando all'apertura della confezione (originariamente si chiamavano descrittivamente "Refreshing Mints"), mentre in quello del prodotto per WC è chiaro il rinvio alla forma della confezione che agevola il versamento del prodotto nelle parti più inaccessibili del sanitario. Ho scelto la foto sopra però non a caso: nei casi di brand extension la gamma si può arricchire con prodotti che nulla hanno a che fare con le motivazioni originarie del naming (è il caso dei dischi rinfrescanti illustrati in foto). Questo non costituisce un problema se il brand è molto noto e affermato. Forse potrebbe costituirlo in altri casi. Ho comunque la sensazione che si sia indebolita la tendenza di sottolineare nel naming benefici funzionali del prodotto attribuibili al packaging. Non sembra anche a voi?

sabato 9 maggio 2015

Il nuovo browser Microsoft Edge

Accanto vedete l'icona-logo del nuovo browser sviluppato da Microsoft e denominato "Edge". L'azienda capitalizza così la memoria e l'immaginario costruito in molti anni di presenza di un'azzurra "e" minuscola su tantissimi desktop del mondo e decide di non optare per un nome di rottura, mantenendo un logo molto simile e simile colore. Il caso è molto interessante e istruttivo. Lasciamo perdere che per la rete già girano pareri non lusinghieri (Microsoft non è cool, si sa, e in fondo non lo è mai stata), ma soffermiamoci piuttosto su quello che sembra stare dietro una scelta del genere: 1) preferenza per il mantenimento dell'iniziale "e" di Explorer; 2) preferenza per la "e" minuscola nell'icona, anche se poi in contesti scritti ufficiali si legge sempre "Microsoft Edge", con la maiuscola; 3) si è preferito un nome corto, più corto ancora di Chrome. Mi sembra curiosa questa mossa proprio alla luce del calo di utilizzo di Explorer e nonostante la reputazione non eccelsa che questo browser si era costruito negli ultimissimi anni. L'azienda ha insomma ritenuto opportuno ripartire dal passato e dal consolidato senza cercare l'avventura.

Non mi sento di accodarmi allo stuolo di pareri negativi sul nome, in fondo se ben guardiamo la parola "edge" è piena di semi (memi?) positivi se pensiamo a quello che un browser deve fare, non ultimo quand'è combinata alla parola "cutting" per dar vita all'espressione, pur abusata, "cutting edge" (all'avanguardia). E non dimentichiamo un fatto assai semplice: se un'azienda non è ritenuta cool, mai potrà essere ritenuto cool un nome da questa sfornato. A mio avviso i naming di Apple degli ultimi anni (la serie iQualcosa, per capirsi, con iPhone in testa) sono quanto di più noioso potessero trovare, eppure...

domenica 3 maggio 2015

"Masha e Orso" o "Masha e l'orso". Qualche indecisione

Non è un mistero che un cartone animato sia un vero e proprio brand. Pensiamo solo all'impero di Peppa Pig. Anche questo accanto non scherza negli ultimi tempi. Notavo però una certa indecisione tra come differiscono il nome scritto e il nome pronunciato nel caso di questo specifico e fortunato cartone animato. Il fatto è questo: spesso si legge sulla grafica "Masha e Orso" mentre l'annunciatrice dice "Masha e l'orso". Fa differenza, poiché nel primo caso si registra la volontà di rendere nome proprio il nome comune "orso" (e questo rispecchia anche i dialoghi tra i protagonisti). Nel secondo caso, invece, "orso" torna ad essere nome comune. Mi ha sempre incuriosito questa indecisione e mi sono chiesto da dove nasca e soprattutto se esista una qualche volontà precisa tra gli autori del cartone o fra i suoi importatori in Italia.