mercoledì 23 maggio 2018

La creazione del nome di dominio tra brand e parole chiave

Nella creazione di nomi di dominio, attività quotidiana che riguarda sicuramente molte persone nel mondo, ci si trova spesso ad affrontare - in tutta velocità - un bel dilemma. Il nome di dominio infatti seguirà l'attività economica o il prodotto che intende veicolare su web. Ora, come sotto gli occhi di tutti, pare vi siano due strade principali per la creazione di nomi di dominio: da un lato la ricerca di una parola brand che posizioni il prodotto, il servizio o l'azienda (fu il caso di subito.it, oggi a tutti gli effetti vero brand del digitale), e dall'altro la presenza di parole chiave descrittive che rendano più veloce e immediata la presenza del sito nei motori di ricerca (ad esempio il sito tele-cinema.it per chi cerca servizi di telecinema con il fine di restaurare, recuperare e digitalizzare filmati in pellicola). Chiaramente anche un dominio del secondo tipo può diventare brand, sebbene sia più difficile creare un brand a partire dall'unione di parole comuni che servono solo a favorire il traffico e l'indicizzazione sui motori di ricerca. In linea di massima quindi è bene porsi qualche domanda nel momento in cui si deve procedere alla registrazione di uno o più domini per un'azienda, cercare di essere lungimiranti, di valutare anche le parole più brevi e efficaci, inattaccabili da digitazione errata (nel riquadro in alto è sintetizzata l'operazione di rebranding grafico di subito.it, dove è sparita l'accozzaglia di prodotti stilizzati dentro la lettera "o" ed è sparito il ".it").


giovedì 3 maggio 2018

Origine del nome "Oreo"

Una volta una persona mi raccontò di aver visto, durante un viaggio in un paese dell'Asia, i biscotti "Oseo", chiara imitazione dei più celebri "Oreo". A un veneto questo naming fa sorridere, prima di tutto perché è un'imitazione e secondo perché vuol dire, in dialetto, "uccello". Questo aneddoto  ci parla della popolarità di questo biscotto farcito e scuro, lanciato nel 1912, il quale non era poi così diffuso in Italia, almeno fino a qualche decennio fa. Il concorrente che per primo viene in mente, almeno nel nostro paese, è Ringo, biscotto analogo anche se con caratteristiche diverse, un brand Pavesi sostenuto negli anni da massicce campagne pubblicitarie. Oggi mi sembra che Oreo abbia una larga diffusione anche in Italia, ma ovviamente bisognerebbe avere dei dati alla mano. Veniamo al nome "Oreo" e alle sue origini. Questa volta non siamo in grado di raccontare una storia certa. Alcuni vedono un rimando a "Or", parola francese per "oro" (e si potrebbe pensare anche al latino "Os, oris" per bocca), altri al greco "Ωραίο" che rimanda al gusto, alla bellezza e alla bontà. Sempre sulla pagina inglese di Wikipedia leggiamo che altri pensano che il nome sia stato dato per la brevità e la facilità di pronuncia, altri ancora da "Oreodaphne". Proprio quest'ipotesi sembra accreditata nel libro Bravetart. Iconic American Desserts di Stella Parks, perché una corona d'alloro era presente nel design originale di Oreo e questo rimando vegetale vale anche per altri biscotti della Nabisco. Va notato che in certi casi fa anche gioco mantenere un alone di mistero sulle origini del nome di un prodotto divenuto iconico e imitato. 

L'articolo più completo su Oreo e le origini del nome mi è parso questo. Curiose infine sono le attestazioni che vogliono "Oreo" come termine dispregiativo per riferirsi a una persona di colore con una mentalità da bianco (si legga qui e qui).