Da mesi, anche in Europa, si fa un gran parlare di Uber, il servizio che fornisce un trasporto privato in auto e che trova in una app su dispositivi mobile la propria base di erogazione, così da mettere in collegamento autisti e passeggeri. Se ne fa un gran parlare per ovvi motivi, visto lo scompiglio che tale azienda ha creato nel mondo dei tassisti. In Italia se ne sente parlare meno forse, se escludiamo le grandi città come Milano. L'azienda di San Francisco merita comunque attenzione e quella che le riserva un blog del genere è dedicata al nome: semplice, facile, diretto. Il servizio originario lanciato dall'azienda si chiamava UberBlack, dal colore nero delle berline utilizzate per un servizio di trasporto posizionato in fascia alta. Ancora oggi Uber funziona da prefisso nelle denominazioni dei servizi: UberX, UberSUV, UberTAXI, UberLUX. L'azienda originariamente aveva preso il nome di UberCab, poi abbreviato in Uber. Più semplice, internazionale, diretto e persino pronto per eventuali estensioni della gamma dei servizi, in quanto ripulito della particella "cab" che poteva limitarne l'immaginario. In fondo la parola "Uber" potrebbe diventare sinomino di qualsiasi soluzione nuova e magari anche controversa e contestata per muovere le persone. Già "Uber" è diventato verbo, sembrerebbe. In questa pagina, tra le altre cose leggiamo:
- The word Uber has long time been a synonym used in the West to mean BIG or AWESOME. By naming the company this, the founders had a lot to live up to and risked being a company with an ironic name
- ‘Uber’ has now become a verb. “How are you getting home tonight man?” “Oh, I’ll just Uber it – chilled.” THIS IS POWERFUL
E noi? Noi aspettiamo il nuovo Robert De Niro di Uber...
Questo il sito dell'azienda.
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