lunedì 5 gennaio 2015

Tinder, OkCupid, Lovoo e le altre: la sfida tra dating app è anche nel nome

Dare un nome ad una nuova app sta diventando un esercizio frequente, data la grande natalità e mortalità di queste. Nel gran numero, c’è poi sempre l’applicazione che diventa “killer app”, ovvero quella che tende ad avere la meglio e a soppiantare quasi tutte le altre con caratteristiche simili (un po’ come è accaduto con WhatsApp per la messaggistica). Chissà quale importanza riveste un buon naming in questi successi o insuccessi. Di certo credo siano altri fattori che decretano la vita e la morte di queste applicazioni, come la cosiddetta user-experience ad esempio, ma anche fattori più casuali, a volte. Tuttavia credo che in tempi così rapidi anche un nome ben pensato, curioso e funzionale possa dare un grosso contributo al successo/insuccesso. Nel mondo in gran subbuglio delle dating app, ovvero quelle applicazioni destinate agli appuntamenti tra persone, c’è spazio per tutto. Si va da Tinder (ovvero, in inglese, qualsiasi sostanza secca ad alta infiammabilità), a OkCupid (ho letto di come questa sia stata definita persino la più "scientifica" nel panorama), a quella che ho notato poco fa menzionata su Twitter, Lovoo, che riprende la doppia “-oo” tipica di tante denominazioni del web e che ha un loquace pay-off, “Te ne innamorerai!”, il quale naturalmente gioca sull’ambiguità tra la persona da incontrare e l’applicazione stessa.

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