domenica 10 aprile 2016
Errori di naming nel settore automobilistico
Questo è il post da tirar fuori tutte le volte che si parla di errori di naming, con particolare riferimento al settore automobilistico (car naming). Il car naming, almeno all'epoca d'oro del naming (non che oggi i nomi non siano richiesti, anzi, solo che forse è diventato più difficile farne un business specialistico fiorente per chi offre servizi di naming) credo sia stato il sogno di tutte le agenzie specializzate nel dare i nomi ai prodotti e ai brand. L'auto rappresentava sicuramente il prodotto per il quale le aziende disponevano dei budget di naming più sostanziosi. Ciononostante si poteva miseramente fallire anche a nominare una nuova auto, e non c'è certo da stupirsi, visto che il naming non è una scienza, bensì una pratica che si avvale anche di apporti scientifici e che cerca di "ridurre il rischio" nel caso di una creazione di un nuovo nome. Questo post riassuntivo ci porta dentro un breve elenco, allungabile anche da parte dei lettori se lo desiderano, dove si trovano alcuni clamorosi flop del naming di auto. Ne ricordiamo alcuni, fra l'altro noti a tutti gli esperti, ma sempre "richiestissimi" da chi vuole sorridere per un nome davvero nato male: Mazda LaPuta (qualche problema in spagnolo), Mitsubishi Pajero (e anche qui qualche problema con lo spagnolo), Nissan Moco (sempre in spagnolo i problemi: "caccola"), Chevrolet Nova (e secondo voi cosa potrebbe voler dire in spagnolo, stavolta?), Honda Fitta (dispregiativo norvegese e svedese per una donna) e poi l'arcinoto caso di Fiat Ritmo, che nel Regno Unito rimandava direttamente al ciclo mestruale.
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Anche la VW Jetta non era proprio il massimo per il mercato italiano come nome.
RispondiEliminaCerto, eccone un altro assai noto.
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