lunedì 20 giugno 2016
Naming e opposizioni
Il variegato mondo delle "opposizioni" alla registrazione di un nuovo naming o le opposizioni a un naming già esistente e in uso fanno spesso discutere. Anche per l'azienda per cui lavoro ho notato talvolta opposizioni abbastanza bizzarre alle estensioni del marchio. Queste opposizioni spesso lasciano un punto di domanda gigante dipinto in faccia, nel senso che a volte lasciano davvero molta perplessità (ci si chiede perché si sia intervenuti con un'opposizione in situazioni abbastanza improbabili). Del resto, quando entra in campo il diritto il naming diventa una pratica abbastanza indecisa e scivolosa. Questo fatto è noto e chi lavora con studi legali sa bene che nessuno di questi si pronuncia mai in modo definitivo sull'adozione di un dato nome. I motivi di questa quasi perenne incertezza sono abbastanza ovvi, poiché non si possono prevedere eventuali azioni di opposizione che sorgeranno davanti a un nome, alla sua pronuncia e grafia, alle classi merceologiche in cui questo verrà applicato. In questo panorama di perenne incertezza ci si muove quindi cercando di abbassare il più possibile il rischio e la stessa pratica di naming, disidrata della sua componenete più creativa, potrebbe essere vista come una pratica volta ad abbassare il coefficiente di rischio di una data azione di denominazione. Se domani però arrivasse qualcuno che con un software o una banca dati fosse in grado di prevedere il coefficiente di rischio di un dato naming, tutto ciò potrebbe rappresentare un aspetto interessante e curioso per gli sviluppi futuri del naming stesso. Da un punto di vista informatico non mi sembra qualcosa di infattibile. Di sicuro le diverse anime del naming dovrebbero collaborare e linguistica, fonetica, marketing e diritto dovrebbero infatti concorrere alla creazione di un sistema informativo con simili caratteristiche. Utopia?
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