mercoledì 16 agosto 2017

Come Google o Apple nominano i propri servizi e prodotti

Si va verso una googleizzazione della vita quotidiana. Il neologismo un po' ci voleva. Magari di neologismi del genere ne esistono altri, già testati e più belli, ma un blog sul naming può prendersi la licenza di parlare di "googleizzazione" come di "progressiva tendenza della vita quotidiana e delle abitudini che la contraddistinguono ad avere al centro il noto di motore di ricerca Google e i suoi molteplici servizi, che vanno dalla semplice posta, alle mappe, alle schede sulle attività commerciali (il servizio My Business)". Quel che colpisce ad un rapido sguardo panoramico sui nomi dei servizi Google è la loro semplicità e schiettezza: il naming dice, più o meno direttamente, ciò che il servizio fa. Un altro esempio? La posta elettronica, battezzata all'epoca semplicemente Gmail, cioè la mail della grande G. Oppure il già ricordato servizio di mappatura denominato Maps. Quel che si ricava è che i vari servizi che stanno sotto il megabrand non hanno nomi particolarmente ricercati o fantasiosi, anzi, tutt'altro. Lo stesso vale, passando a un concorrente simbolico di Google, per Apple (esempi siano i nomi-brand assai semplici di iPhone o iPad o Watch). Ecco, una volta tanto ne ricaviamo forse una regola generale: più è grande e noto il megabrand globale che fa da ombrella a una serie di servizi, più è semplice e quasi banale la denominazione scelta per i servizi o i prodotti che stanno sotto questo megabrand globale.

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