sabato 13 ottobre 2012

Malanotte, il nome della Docg del vino

Il naming di un singolo vino può risultare molto importante, ne abbiamo già accennato. Ma anche il naming di una Docg può diventare, a sua volta, estremamente importante per le sorti di un vino prodotto secondo un determinato disciplinare e che giustamente aspira a farsi conoscere, non soltanto in Italia. Negli ultimi anni si è parlato spesso di Raboso, un vitigno tipico della zona del medio Piave. Le origini del nome Raboso sono contornate da una certa foschia. Più chiare invece le origini del nome che recentemente ha dato vita alla Docg Malanotte, mediante la quale viene nominato il "Raboso Piave" prodotto secondo una scrupolosa procedura. Il nome deriva da una famiglia insediatasi nel borgo omonimo di Tezze di Vazzola. Oggi, se vi capita di passare per Tezze, potete visitare questo borgo, denominato appunto Borgo Malanotte, la cui storia è anche intimamente legata agli avvenimenti della Prima guerra mondiale. Nel corso di quasi due secoli, questa famiglia introdusse radicali innovazioni agrarie in quel territorio planiziale (per inciso, territorio attraversato da un Piave che ha ancora l'aspetto torrentizio di un fiume di montagna e che diventa via via più addomesticato fiume di pianura verso Ponte di Piave e Salgareda) e che da Lovadina-Maserada sale dolcissimamente verso Conegliano, cittadina già in collina e sede dell'importante scuola enologica assai rinomata. Tale denominazione consente così di "dare un nome" al Raboso che negli ultimi anni aveva fatto parlar di sé. Questo vitigno, recuperato con grande acribia filologica e la cui lavorazione viene incanalata in una severa disciplinare, può finalmente essere proposto in bottiglie che riportano una dicitura come quella visibile nell'immagine sopra.

Da un punto di vista squisitamente commerciale e di marketing, quello che poi riguarda un blog come questo, un nome come Malanotte può giocare a favore dello sviluppo e della crescita della notorietà del brand-docg, evocando appunto un momento "incantato" della giornata, quella notte ricordata anche dalla falce di luna sopra le lettere -an- e che, probabilmente, richiama uno dei momenti-chiave del consumo del vino stesso. La configurazione quadrisillabica del nome non crea particolari difficoltà di pronuncia, anzi, conferisce corpo, sapore e rotondità al nome stesso. Buona fortuna allora a questo nome e, assieme ad esso, a questo vino di questi luoghi belli, così vicini a dove scrivo. Il quadro è completato dalla presenza del nome "Piave". Non ho dati certi in mano, ma credo che pochi fiumi, almeno in Italia, abbiano anche un peso così importante nel definire un universo di prodotti enologici. Curioso infine il fatto che la denominazione "Malanotte" già esistesse, depositata dalla locale cantina che, con lungimiranza, ha ceduto il marchionimo al consorzio di tutela.

1 commento:

  1. Curioso notare che per chi, come me e te, vive vicino (o ha vissuto) a quelle zone, Malanotte richiama - senza indebolire il valore universale del nome stesso, ma affiancandosi, cambiando faccia di volta in volta - anche il sapore delle feste paesane serali, che più volte durante l'anno animano il borgo.
    Ritornando al suo valore più "universale", quello che può interessare un qualunque altro fruitore del nome, hai dato la giusta connotazione del legame di natura quasi sensoriale che lega nome e vino. A ciò aggiungerei che l'alone quasi misterioso con cui il nome copre la DOCG mi riporta alla mente il ricordo della definizione che quasi per gioco con alcuni amici sommelier qualche anno fa trovai per personificare il raboso: qualcosa come "un nobile cavaliere d'armi al passo".

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