lunedì 3 giugno 2013

Too much "life" in verbal branding? Qualche considerazione sui casi di LG, Samsung e Panasonic

A chi passa in centrale a Milano non sfugge l'affissione gigante dedicata al nuovo Samsung Galaxy S4. Il payoff è "Life companion". Quando è arrivato il momento in cui quel poster - secondo la celebre vulgata di Seth Godin, l'autore di Permission Marketing e il fustigatore dell'interruption marketing - ha interrotto e intercettato la mia attenzione, mi sono detto che forse non c'è, almeno in tema di verbal branding, una grande originalità nel settore dell'elettronica di consumo, che pure è uno di quelli commercialmente più vivaci negli ultimi anni. Parlo di "verbal branding" forse per la prima volta con un post dedicato, ma si tratta di un argomento affine al naming. Il "verbal branding" è un servizio offerto dalle agenzie specializzate, spesso assieme ai servizi di naming. Con "verbal branding" ci riferisce infatti all'universo delle espressioni verbali che definiscono l'identità di marca, quindi il nome, il payoff, le headlines, le taglines ecc. Detto diversamente, tutto ciò che è parola nell'universo della marca. Sono ad esempio celebri (e fortunate) le guidelines di stile di Groupon e nulla vieta di ricondurle dentro un preciso programma di verbal branding. Il mio esercizio in centrale a Milano è stato allora abbastanza semplice e scolastico, se volete. Ho preso tre marchi leader (Samsung con Galaxy S4, LG e Panasonic) e ho ricercato i payoff più noti a questi collegati: "Life companion" per il primo, "Life's good" per LG e "Ideas for life" per Panasonic. Che non ci sia troppa "vita" in questo verbal branding?

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