lunedì 6 marzo 2017
Il nome di un festival culturale
Se c'è un "settore" che in qualche modo ancora tira, questo è quello dei festival. Probabilmente l'apice è stato raggiunto, ma possiamo notare che c'è ancora una qualche parvenza di fermento. In questo post mi propongo di analizzare assai brevemente le direttive di sviluppo più significative lungo le quali si orientano le scelte di naming per i festival culturali. Uno degli aspetti che balza all'occhio è quello della "materia". Esiste infatti il festival di filosofia, di diritto, di economia o il Festivaletteratura. A questi si associa una località, ma non nel naming stesso. Credo possa essere questa appena citata la prima tendenza raggruppabile, un modo di denominare che ricalca quasi una struttura universitaria e positivistica dei saperi. Poi possiamo individuare un nutrito gruppo di festival che si propone di mettere in chiaro la località che lo ospita sin dal nome (Pisa Book Festival, Pordenonelegge, Umbria Jazz o il Mesthriller di Mestre). Chiaramente qui si cerca di creare sin dal nome un legame forte tra festival e territorio. Ci sono poi esempi di denominazioni curiose, giochi di parole come CaLibro o Letteraltura, due festival letterari e del libro che rimandano da un lato al càlibro e nell'altro alla letteratura di montagna, esplorazione e avventura. Ci sono poi esempi come Sabir Fest per il quale rimando al significato della stessa parola "sabir" e che ben si accorda a un festival dedicato al Mediterraneo, pur senza nominare il Mediterraneo (che compare solo nel sottotitolo e nella descrizione del festival). Ognuna di queste scelte può corrispondere a una volontà precisa e ognuna può presentare vantaggi e svantaggi (ad esempio non sarà facile esportare come format un brand di un festival che ha una forte componente geografica nel nome). Ad ogni modo è curioso continuare a monitorare i naming di questi prodotti culturali.
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