martedì 17 gennaio 2012

Il naming di un profumo tra connotazione e gioco di lettere














Forse in nessuna categoria merceologica il nome ha tanto penso e riceve tanta attenzione come in quella dei profumi. Provate a pensarci. Ci sono campagne tv o stampa dedicate a prodotti nuovi di questa o quella casa di moda, promozioni in punto vendita, la solita leva del campioncino, ma il nome di un profumo viene spesso a rappresentare la leva principale della comunicazione del prodotto, quasi dovesse davvero supplire ad un'anima tanto esile e fragile fatta di essenze volatili studiate a tavolino dai “nasi” della cosmesi.

Allo stesso tempo in nessun altro comparto gli operatori del naming possono trovarsi davanti ad una vastità di opzioni sconosciuta ad altre operazioni in altri settori, dove le indicazioni e i paletti diventano tanti e fitti. Il naming di un profumo poi, non di rado, libera quelle semiotiche connotative spesso legate a concetti di trasgressione (Poison di Dior, Mania di Armani, Guilty di Gucci).

Da qualche tempo mi pare di riscontrare una piccola tendenza che vuole il nome di prodotto rimandare direttamente alla casa da cui proviene, quasi le lettere venissero a ricoprire un ruolo di rimando iconico diretto alla casa di moda che ha lanciato il profumo: Ô de Lancôme, Mania di Armani (quasi un anagramma) e Guilty di Gucci, dove è evidentissima la ripresa delle prime due lettere GU- della casa di moda fiorentina (una ripresa che poi è puramente grafica visto che la pronuncia di GUcci è assai lontana da quella di GUilty).

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