Presto si radunerà il conclave e sapremo chi succederà a Benedetto XVI. Avete mai pensato che anche diventare papa è una questione di naming? Dal conclave esce anche un nome per il nuovo papa, annunciato alla fine della celeberrima formula. Spesso la scelta del nome può avere dei significati più o meno manifesti. Tutto questo è comunemente inquadrato nell'etichetta di "nome pontificale". Rimando alla pagina di Wikipedia su questo argomento, dove si possono scoprire curiosità di questa "branca" peculiare del naming (inclusi alcuni errori di naming, soprattutto nella numerazione). Ricordo quando al liceo si scherzava con un amico sul fatto che i papi di nome Sisto si fossero fermati al quinto e che nessuno avesse pensato al nome di Sisto VI (Sisto Sesto) e forse, per qualche giorno, abbiamo persino vaneggiato di chiamar così il nostro neonato gruppo musicale! Proprio sul nome Sisto potete scoprire, sempre nella pagina di Wikipedia, alcune curiosità legate all'ambiguità tra Xystos che significa "liscio, levigato" e il prænomen (nome latino) Sextus che significa il "sesto nato". Sempre in quella pagina potete scoprire il nome più quotato (Giovanni) e i vari hapax, ovvero quei nomi che finora sono stati scelti da un papa soltanto. Le motivazioni che possono spingere un cardinale eletto a pontefice verso un dato "naming" sono molteplici. Curioso sarebbe che dopo Benedetto XVI e quel che si è detto sulla sua rinuncia fosse eletto un "Celestino VI".
La rinuncia di Joseph Aloisius Ratzinger offre poi lo spunto per riparlare di naming delle notizie. Quella della rinuncia del papa è stata davvero la notizia degli ultimi anni. Il settimanale Internazionale è uscito con l'abituale inserto speciale con la riproduzione delle prime pagine dei quotidiani del mondo. La breaking news era troppo grande. Ma come titolare una notizia così grande, sulla quale tutti si erano già buttati? E poi, come si può comportare nella titolazione un settimanale che, per definizione, arriva più tardi su una notizia dirompente come quella? Come potete evincere dalla copertina che ho ripreso sopra, con quell'abilità e arguzia di titolazione tipica di un quotidiano come Il Manifesto (a prescindere dagli orientamenti politici, si può tranquillamente affermare che pochi quotidiani si esercitino in titolazioni più ricercate e ironiche di quelle di questo quotidiano), il settimanale è ricorso alla parola d'invenzione "Papatrac", libero adattamento dalla voce onomatopeica "patatrac". Bello, corto, efficace. Bravi! Condivisibile anche il breve editoriale del direttore Giovanni De Mauro.
(Inquietante poi, per quel che mi riguarda, che nei giorni di questa notizia-fulmine stessi terminando la lettura di Roma senza papa di Guido Morselli).
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