lunedì 25 novembre 2013

Renaming di testate: International Herald Tribune "rechristened" International New York Times

Circa un mese fa l’International Herald Tribune, la versione internazionale del New York Times, ha cambiato nome in International New York Times. Non è la prima volta che questo accade. Il giornale infatti ha cambiato più molte volte nel corso della sua storia che dura da 126 anni. L'operazione, nota già da mesi e di cui si può leggere qui, dimostra una cosa tutto sommato abbastanza semplice: anche i giornali sono brand e cercano pertanto di concentrare, anziché disperdere, il loro valore di marche, a partire dal nome, adottando una strategia globale di naming semplificata. In questo processo molto peso avrà avuto la rinnovata vita digitale dei mezzi di informazione e quindi la loro percezione globale come brand internazionali. Ragionamenti del genere sono già abbastanza trasparenti nelle dichiarazioni di Mark Thompson, riportate nel succitato link: "“The digital revolution has turned The New York Times from being a great American newspaper to becoming one of the world’s best-known news providers. We want to exploit that opportunity.” Ecco allora perché questo sfruttamento di posizione e di nuove opportunità passa anche per l'adozione di nome unico, univoco. Quanti lettori europei dell’International Herald Tribune sapevano che si trattava di un'emanazione del NYT? Ora è lampante. E forse sarà ancora più facile raggiungere nuovi lettori, nuovi abbonati. Da questa storia ricaviamo un assunto abbastanza semplice: non sempre occuparsi di naming significa stravolgere e fare "cose nuove", ma significa anche togliere complessità, ridurre, semplificare e, in fin dei conti, a volte, uniformare.

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