giovedì 30 gennaio 2014

Perché il nome "Italicum"? Un appunto su quello che si configura come un errore di naming

Capiamo tutti la necessità di dare un nome o soprannome a una nuova legge elettorale. La notizia è una merce e come tale la si vende. E di questi tempi le leggi elettorali fanno notizia in Italia. La notizia si vende meglio se ha un nome e le redazioni dei giornali hanno fatto propria questa convinzione da tempo. Fin qui tutto normale. Avere anche un "nome di lavoro", comodo da usare per una nuova ipotetica legge elettorale, semplifica le cose, crea inoltre un effetto di realtà, come fosse già tutto pronto. Facile poi che il "nome di lavoro" diventi il nome definitivo della legge, almeno nel linguaggio giornalistico e in quello di tutti i giorni. Ma allora perché ricorrere a "Italicum", dopo che il "Porcellum" (o il "Matterellum"), con quel suffisso così caratterizzante in -um, si è creato la pessima fama che tutti conosciamo? Si capisce la volontà di allontanarsi dai vari sistemi elettorali europei che in questo nome non figurano più come ispiratori della legge. A mio avviso però la scelta di "Italicum" si configura a tutti gli effetti come un grossolano errore di naming. Detto questo, il nome "Italicum" non suggerisce nulla sull'ingegneria elettorale retrostante all'idea della nuova legge elettorale. Perché non sono ricorsi a un nome più "chiaro e trasparente", che provasse a spiegare qualcosa dei principi ispiratori della legge? "Italicum" è davvero troppo generico, dice tutto e niente. Non posiziona granché nella testa delle persone, forse un suono e pure antipatico. (Credo che il presidente Obama, così attento ai vari tasti della comunicazione, non si sarebbe lasciato scappare un errore del genere.)

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