domenica 12 ottobre 2014

Ancora sul naming delle collane editoriali

Durante il convegno dedicato al poeta Andrea Zanzotto conclusosi oggi si è ricordato un episodio di ambito prettamente editoriale. Si trattava di una lettera nella quale il poeta si lamentava e prendeva decisamente le distanze dall'eventualità di essere inserito all'interno di una collana mondadoriana che doveva prendere la denominazione di "Sibilla" (o "Sibille", chiedo scusa ma non ricordo esattamente). Il plurale o singolare in questo nostro contesto, per stavolta, poco contano. Interessa di più mostrare un paio di aspetti: il costrutto di collana e il problema legato ai nomi delle collane editoriali come principali strumenti di creazione di identità e marchio e, in seconda battuta, l'attenzione posta dagli autori ai contenitori delle loro opere/prodotti di ingegno. Nella fattispecie Zanzotto, all'epoca in odor di postermetismo e intenzionato a prendere le distanze da quella stagione poetica e soprattutto da quel percepito, di certo non gradiva l'inserimento di una propria opera all'interno di una collana dal naming particolarmente ermetico. Insomma, neanche l'editoria-brand è un invenzione degli ultimi decenni e si può dire che in questi ultimi tempi ha provato solo a perfezionarsi. E pure gli autori hanno sempre saputo questo.

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