martedì 2 luglio 2013
Rassegne di vino e poesia con poca fantasia nei nomi
Concedetemi un piccolo consiglio per gli organizzatori delle molte rassegne legate al vino e alla poesia. Mi capita di frequentare soprattutto le seconde, ultimamente, ma è evidente che vivo in una zona ad alto tasso di rassegne legate al vino e intercetto innumerevoli locandine di rassegne dedicate soprattutto al Prosecco. In troppi casi registro un ricorso agli aggettivi "di-vino" e "di-versi" (nel secondo caso sono ammesse varianti legate sempre alla parola "versi"). Ormai si è quasi creato uno standard, che a mio modo di vedere rischia di essere banalizzante, oltremodo ripetitivo e stancante. Quindi anche poco distintivo. La cosa che gli organizzatori di queste rassegne spesso ignorano è che non sempre essere popolari, apparentemente chiari, didascalici e ripetitivi aiuta. Ci sono casi di rassegne con nomi assai più coraggiosi che hanno avuto molta fortuna. E qui, con il vino divino e i versi diversi, siamo davvero a rischio inflazione. Mi si obietterà che chi cerca vino e poesia non va troppo per il sottile e non bada troppo ai nomi scelti per le manifestazioni a questi dedicate. Accetto quest'opinione, senza però farla mia. E non sono affatto d'accordo.
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Vero! In netta contrapposizione con l'originalità e la ricchezza dei nomi propri dei vini, che non smettono di stupirmi. L'ultimo che ho notato: Sur Sur di Donnafugata. E lo stesso Donnafugata non scherza! Linda Liguori
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