lunedì 3 settembre 2018

Come chiamare la carne di laboratorio ovvero il punto sulla "clean meat"

Il mondo cambia velocemente, le abitudini alimentari anche e sono spesso nel cono d'attenzione. Questo fatto comporta necessità di ridefinizione semantica anche nel mondo del business e del consumo. Abbiamo già visto il caso del "sapone non sapone", e ora anche un articolo di "Wired" pone il problema di come chiamare qualcosa che ha tutte le caratteristiche chimiche e magari organolettiche della carne ma che non è la solita "carne prodotta da macellazione" che si è soliti acquistare e consumare, insomma, la carne creata in laboratorio, la "clean meat". In questo contesto tralasciamo il punto di vista chimico, che ci dice che una porzione di carne macellata e una porzione di "clean meat" possono essere identiche e concentriamoci sull'aspetto del processo di produzione e, conseguentemente, su quello della vendita e del consumo di queste due diverse porzioni. Qui, come sempre, starà il nostro accento e il nostro punto di vista. Si tratta di qualcosa di curioso: il linguaggio ordinario deve inventare il nome che non esiste, sostituendosi a qualcosa di ben sedimentato nell'immaginario alimentare mondiale (deve inventare una product category). In questo scenario chi primo arriva potrebbe inventare il brand che dà il nome alla nuova categoria merceologica, come è successo tante volte con prodotti innovativi. Ma qui ci stiamo avvicinando a un problema che sembra più sostanziale e generalizzato: se da sempre la carne è carne, come chiamare qualcosa che può essere chimicamente e magari anche dal punto di vista organolettico identico alla carne ma che è stato prodotto senza l'uccisione di animali? Nella foto accanto, un recente libro di Paul Shapiro intitolato Clean Meat: How Growing Meat Without Animals Will Revolutionize Dinner and the World che affronta proprio questo tema al quale abbiamo accennato. Il punto è se si imporrà la dicitura "clean meat" oppure se assisteremo all'affermarsi di una nuova dicitura per la categoria di prodotto, che inevitabilmente diventerà una sorta di brand.

2 commenti:

  1. C'è una cosa che non mi quadra: se la carne prodotta in laboratorio ha la stessa identica composizione chimica, molecolare, proteica, ecc. della Carne cosiddetta naturale... allora è vera carne. Non c'è bisogno di altri nomi.
    Tanto per chiarire con un esempio più chiaro: se io estraggo un pezzo di Bauxite da una miniera o se io creo quel pezzo di Bauxite in laboratorio mettendo insieme atomi e molecole... sempre Bauxite è.

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    1. Buongiorno Mauro, il punto di vista qui e spostato sul processo produttivo, di vendita e consumo, in una parola "sociale" e chiaramente anche di marketing (come chiamare la nuova product category "carne da laboratorio"? Non credo che in un banco frigo di un futuro supermercato mischieranno carne macellata e carne da laboratorio). Se poi parliamo di chimica allora due sostanze identiche sono identiche, a prescindere dal fatto che derivino da un macello o da un laboratorio. Grazie del suo commento, mi è servito a ribadire quale ottica si adotta qui, un'ottica commerciale e sociale che ha un interesse nel COME arrivo alla mia porzione di carne (o al suo pezzo di bauxite). Mi pareva chiaro ma ha fatto bene a farmelo notare. Un saluto

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