
Già da qualche anno si sente parlare di "ottanio" in ambito moda. Anche il "tortora" ha conosciuto la sua stagione. Non saprei dirvi il riferimento Pantone corretto. Assomiglia anche a quel colore teal che trovavamo spesso come desktop neutro di Windows negli anni Novanta (ve lo ricordate, che brutto! Forse però era riposante per gli occhi...). Una tinta tra il verde e il blu, con un tocco vintage. Non so se però anni addietro venisse usato il nome ottanio per definirlo. Mi chiedo quando è stato codificato il nome ottanio, questo colore da "spingere" e da vendere con un sapore neanche tanto vago di idrocarburi. Chissà se è venduto come colore "grintoso"? Ci vorrebbe un articolo dedicato all'escalation dell'aggettivo "grintoso" nel mondo degli addetti moda... ci avete fatto caso? Come se tutti fossimo degli smidollati ai quali solo un capo "grintoso" può offrire ancora sostegno vertebrale!
Non è irrilevante che il colore di moda abbia un nome ricercato, una sorta di color-brand. Per chi è dentro queste cose, per gli addetti e per gli/le addicted, dire "quest'anno va di moda il blu" è assai diverso da dire "quest'anno va di moda l'ottanio". Sembra quasi che l'ottanio sia diventato una specie di sovrabrand trasversale che le varie case di moda possono applicare alle proprie collezioni. Battezzare un colore non è quindi un atto secondario. Lo sapeva bene Yves Klein quando diede a quella particolare tonalità di blu oltremare il proprio nome. Ancora una volta atterriamo nei territori del naming nell'arte, e non è un caso visto che moda, design e arte oggi costituiscono assieme un sistema coeso in fase di sviluppo.